«Qui è più pulito che in un ospedale pubblico. E, rispetto a una clinica privata, so che la mia assicurazione basterà a coprire le spese. Perché sarei dovuto andare altrove?». H.V. Sudharsan è un contadino di 47 anni originario di Hosagavi, un villaggio a 3 ore di auto da Bangalore. È stato appena operato di cancro al colon e si è potuto permettere l’intervento grazie a Vaatsalya, una catena di ospedali specializzati in affordable healthcare, letteralmente “sanità a buon mercato”. In certi paesi sarebbe un ossimoro. Qui in India, grazie a una miscela di spirito imprenditoriale, arte di arrangiarsi e reminiscenze gandhiane, non è che l’ennesimo esperimento riuscito nel più vasto e caotico laboratorio mondiale dell’innovazione a basso costo.
«Da noi – spiega Vinod Appaiah, il manager che gestisce la struttura di Mandya – un parto costa dalle 4 alle 5mila rupie (58-73 euro), in una media clinica 20mila, in quelle al top dai 50mila in su». L’idea di creare una catena di buoni ospedali a basso costo risale al 2004 ed è venuta ad Ashwin Naik, l’attuale Ceo di Vaatsalya. «Fino ad allora – spiega – il modello prevalente in India era quello che io chiamo “Taj & Oberoi”, dal nome delle due catene di hotel di lusso: pochi e costosi ospedali concentrati nei grandi centri».
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